Benevolo M., Giorgi Rossi P., Ronco G., Gillio-Tos A., De Marco L., Ghiringhello B., Allia E., Passamonti B., Gustinucci D., Carozzi F., Iossa A., Anderson K., Confortini M., Bisanzi S., Penon G., Bertozzi A., Barbareschi M., Barca A., Quadrino F., Del Mistro A., Zorzi M., Fedato C.

Convegno nazionale GISCi 2016

Napoli, 9-10 giugno 2016

 

Abstract 

OBIETTIVI
Nello screening con HPV un test di triage è necessario, attualmente è raccomandata la citologia, ma si stanno valutando altri biomarcatori, fra cui l’over-espressione di E6 ed E7 e la p16 in associazione con ki67. Le lesioni precancerose della cervice uterina sono altamente regressive, dunque è indispensabile valutare, oltre all’accuratezza, l’utilità clinica dei biomarcatori nell’individuare le lesioni persistenti e non quelle regressive.
• Misurare la detection rate cumulativa di CIN2+ nei cinque anni successivi a un test HPV-DNA positivo e ad un biomarcatore di triage, p16/Ki67 (CintecPLUS, Roche) o mRNA E6/E7 (APTIMA, Hologic) negativo
• Misurare la potenziale riduzione di eccesso di diagnosi utilizzando un biomarcatore (test mRNA o p16/Ki67) come test primario al posto del test HPV-DNA, con invio diretto alla colposcopia
• Misurare la riduzione della sovra-diagnosi qualora si utilizzi un triage citologico o un triage con mRNA o p16 rispetto all’invio diretto alla colposcopia per le donne positive al test HPV-DNA
• Costruire una banca biologica su cui poter testare l’accuratezza di altri biomarkers (metilazione).

METODI
Lo studio si è inserito in programmi di screening della cervice uterina che già utilizzavano HPV-DNA test, con prelievo in fase liquida (ThinPrep, Hologic). Per le donne consenzienti ed eleggibili per un nuovo round di screening di età 25-59 anni è stata conservata una parte di materiale prelevato. Sui campioni HPV-DNA positivi oltre alla citologia, sono stati effettuati i biomarcatori mRNA e p16/Ki67. Le donne positive alla citologia sono state inviate a colposcopia, le donne negative sono state randomizzate 1:1 a colposcopia immediata o a ripetizione dell’HPV-DNA (e biomarcatori) a 1 anno. Un campione di 1000 donne HPV-DNA negative sarà testato per mRNA per misurare la specificità del test. Lo studio prevede di reclutare 60.000 donne.

RISULTATI
Ad aprile del 2016 sono state reclutate oltre 26.000 donne (13.541 Umbria, 6.333 Este, 5.185 Firenze, 988 Torino), i rifiuti sono stati il 4%. La percentuale di positività all’HPVDNA è stata del 6.8% (1762), di queste 1489 hanno già effettuato la citologia e 421 (28.3%) sono state mandate in colposcopia perche con citologia positiva. Delle restanti, 473 sono state randomizzate a colposcopia immediata e 585 a ripetere HPV a 12 mesi; di queste 214 sono già state invitare e 198 sono state testate con 63.3% di positività (124). Lo sbilanciamento nella randomizzazione è dovuto ad alcuni malfunzionamenti nel sistema di randomizzazione automatico in alcuni periodi del reclutamento: quando il sistema non era disponibile, il sistema automatico di gestione dello screening ha dato la raccomandazione da protocollo alla donna, cioè ripetizione HPV a 12 mesi.

CONCLUSIONI
I ritardi amministrativi hanno reso causato la mancata attivazione del reclutamento in molti centri fino all’ultimo anno disponibile. Ciononostante è già stata raggiunta circa la metà del campione previsto.